Cos’è il tempo?
Una convezione creata dalla nostra mente per indicare l’inesorabile cambiamento? L’alternarsi del giorno e della notte, il susseguirsi delle stagioni o delle magie che accadono in cielo? Eleganti danze dove il Sole, la Luna e le stelle vengono rapiti dal ritmo di una silenziosa orchestra.
La matematica e la fisica ci impongono la loro visione del tempo come la quarta dimensione della nostra realtà, grazie alla quale percepiamo i cambiamenti; ma un dubbio mi sorge spontaneo.
Cambiando il punto di vista dell’osservatore sembra quasi di avere l’impressione che il tempo in realtà non sia altro che un’imposizione sociale, un punto di vista delle masse per dare un senso a qualcosa e definire il momento esatto in cui dobbiamo iniziare ad andare a scuola, andare in vacanza, da che ora a che ora dobbiamo essere a lavoro, festeggiare il nostro compleanno o commemorare i nostri defunti.
È giusta questa unità di misura apparentemente oggettiva? Come sarebbe vivere fuori dal tempo, così come lo intendiamo oggigiorno, e fare affidamento solo sui lenti cicli della natura?
Forse è il tempo la nostra prigione. Le catene che ci imprigionano e ci costringono a seguire le vecchie e definire le nuove “convenzioni sociali”.
Chissà come sarebbe non poter percepire il tempo così come ci viene imposto dalla società moderna.
Immagino sia molto simile all’essere effettivamente liberi.
Fonti fotografiche:
http://physicscentral.com/explore/plus/images/Time-Photo.jpg
http://www.themebin.com
http://www.garymvasey.com/wp-content/uploads/2013/10/melting_time_by_lacza-d3f61k6.jpg