Già da tempo sentiamo parlare di Intelligenza Artificiale applicata all’industria, alla finanza e ai dispositivi cosiddetti intelligenti, ma che cos’è esattamente?
La nascita del concetto di intelligenza artificiale
Il primo ad accostare l’idea di macchina a quella di intelligenza fu nel 1950 uno dei padri dell’informatica moderna Alan MathisonTuring nel suo articolo “Computing Machinery and Intelligence”.
Pochi anni a seguire nel 1955 il matematico statunitense John MacCarthy getta le basi per la definizione più esaustiva che tutt’oggi abbiamo, e la definisce come la capacità di fare delle cose o eseguire compiti che, se fatti da esseri umani, richiederebbero intelligenza. In altre parole si parla di macchine capaci di copiare, imitare e simulare ogni aspetto dell’apprendimento dell’intelligenza umana.
Dal 1955 fino agli novanta l’Intelligenza artificiale era una via di mezzo tra informatica teorica e fantascienza; si pensi ai romanzi di Aisimov o ai simpaticissimi C-3P0 e R2-D2 della saga di Star Wars.
L’Intelligenza Artificiale oggi
Negli ultimi venti anni le cose sono nettamente cambiate. L’intelligenza artificiale non è più fantascienza o teorie. Già da alcuni anni la utilizziamo per molte delle nostre attività quotidiane; servizi e software che alla loro base hanno algoritmi di intelligenza artificiale. Basti immaginare a cosa succede quando facciamo una ricerca su Google; quando chiediamo qualcosa a Siri, Cortana o Alexa, oppure quando giochiamo a particolari videogiochi di ruolo; in un mondo virtuale con altri personaggi che si comportano con noi in modo diverso a seconda del ruolo che rivestiamo nel gioco.
L’intelligenza artificiale si nutre dei dati che le vengono forniti per imparare.
Nel web seminiamo quotidianamente una quantità spropositata di dati – talvolta personali – che vengono utilizzati da aziende di marketing, alle quali abbiamo ceduto il diritto d’uso, affinchè queste ci possano offrire dei servizi sempre più vicini alle nostre esigenze – o quasi – e fidelizzarci ed avere un flusso costante di ricavi. In altre parole vendere.
Per certi versi è normale, e anche giusto, che queste aziende adottino questa tecnologia per migliorare le loro campagne di marketing e ridurre i costi in ricerche di mercato; ma fino a che punto questa pratica può essere considerata di concorrenza leale?